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VERSO LE AMMINISTRATIVE
Pubblicato da Sebastiano in Politiche • 16/04/2010 9.05.26
LA NUOVA SARDEGNA
VENERDÌ, 16 APRILE 2010

VERSO LE AMMINISTRATIVE
Il Partito democratico ritrovi unità e obiettivi condivisi per il voto del 30 maggio
Gli sforzi del segretario Silvio Lai non sono bastati a mettere d’accordo le diverse anime del partito

Il risultato delle elezioni amministrative nelle 13 regioni del marzo scorso non ha, per il centro sinistra, l’effetto sperato di lanciare la volata per le amministrative sarde del prossimo 30 maggio. Nonostante si sia ridotta, rispetto alle europee, le distanze tra i due schieramenti, la crisi economica e gli scandali che hanno colpito il premier ed il suo governo hanno avuto un impatto modesto sulle scelte degli elettori. Questa tornata elettorale conferma che non esistono ricette facili o scontate per conquistare il successo elettorale. Allargare le coalizioni è utile, ma non decisivo come dimostra il Piemonte dove è bastata la corsa del movimento No Tav di Grillo per compromettere, nonostante l’alleanza con l’Udc, il risultato elettorale del centro sinistra. Per vincere sono state determinanti leadership carismatiche come nel caso della Puglia o riconosciute capacità di buon governo come in Toscana.
Certamente non è utile, per migliorare la propria capacità attrattiva, prodursi in lunghe e tardive discussioni sul metodo di scelta dei candidati presidenti piuttosto che sul merito dei programmi proposti agli elettori. In Sardegna, poi, la proposta di primarie per i candidati presidenti di provincia è apparsa come una opzione residuale da imporre ad alleati reticenti piuttosto che come strumento utile per sviluppare apertamente un confronto su leadership e programmi.
Peccato che le primarie siano tali solo se il confronto di idee non è ridotto a pochi giorni, come nel ventilato caso sardo, e se il candidato vincitore ha poi il tempo di rimettere insieme tutti i pezzi eventualmente lacerati dal confronto interno. Non a caso il calendario delle primarie negli Stati Uniti parte 12 mesi prima e si conclude a 4 mesi dalla data delle elezioni presidenziali. Le difficoltà nella scelta dei candidati alla presidenza delle province e dei sindaci dei comuni maggiori rischia poi di sommarsi, per il Pd sardo, con i ritardi organizzativi e di capacità di elaborazione politica accumulati con la vicenda del commissariamento del partito e le elezioni regionali anticipate del febbraio del 2009.
Il notevole sforzo organizzativo portato avanti dal segretario Silvio Lai si è infranto su una serie di blocchi e condizionamenti delle diverse componenti del partito che hanno impedito il completamento degli organismi interni e l’avvio dei forum tematici per lo sviluppo di proposte e programmi. Dopo 6 mesi dal proprio Congresso il Pd sardo è ancora privo di un sistema di norme che ne regolino la vita interna avendo ulteriormente rinviato l’approvazione dello Statuto. La sensazione è che la ricerca di una ideale, ma irrealistica, unanimità nelle decisioni abbia finito per paralizzare il partito. Ma la capacità di un partito di essere riformista e progressista, facendo sintesi tra culture ed estrazioni diverse, si misura proprio sulla qualità della sua organizzazione interna e sulla rapidità con la quale arriva a prendere decisioni e a sintonizzarsi con il suo elettorato.
In Sardegna le sfide non mancano. Dalla crisi dell’industria alle problematiche sull’energia, dalle politiche sociali a quelle per l’istruzione, dalla salvaguardia dell’ambiente a quella dei beni comuni come l’acqua, dal nuovo rapporto federale con lo Stato al protagonismo di province e comuni.
Su questi temi il campo progressista deve sviluppare una proposta alternativa politica e culturale al centro destra sapendo che i cittadini sardi difficilmente avranno la pazienza, come lascia intravedere anche il trend di crescita dell’astensionismo, di attendere l’esito delle estenuanti ricerche di equilibrio interne ed esterne al Pd sardo.

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