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  • Corriere della Sera
    Udc, sfida al premier su legge tv e riforme


    Follini: cose più importanti della Gasparri. La replica: faremo i conti E sui politici di mestiere: Silvio, chi è libero da interessi merita rispetto
    L’ultimatum di Bossi sulle nuove regole: o si fa il Senato federale o si va a casa


    20-02-2004

    ROMA — Un anello azzurro con la scritta Casa delle Libertà che cingerà i tradizionali simboli di Forza Italia, An, Udc e Carroccio: rischia di essere solo questo il legame che unirà di qui alle Europee i partiti del centrodestra. Oltre, naturalmente, a quelle tredici paginette del documento con cui si è chiusa (?) la verifica e che però esaustive lo sono fino a un certo punto giacché non sembrano rassicurare Umberto Bossi che, a scanso di equivoci, avverte gli alleati nel suo stile di sempre: « O si fa il Senato federale o si va a casa » . In parole povere, il ministro delle Riforme minaccia la crisi di governo. LA TELEFONATA — Nel frattempo, si riaccende la polemica tra Berlusconi e l’Udc. Il premier telefona al leader centrista Marco Follini e lo ricopre di invettive. E Gianfranco Fini? Il vicepresidente del Consiglio si chiude nel « silenzio- dissenso » per prendere le distanze dalle ultime sortite del premier. La campagna elettorale, di fatto, è già avviata e le forze politiche della maggioranza si accingono ad arrivare alle urne in competizione l’una con l’altra. Accade così che quando da Atene Berlusconi non esclude di porre la fiducia sulla legge Gasparri le risposte degli alleati non siano proprio entusiaste. « Ci sono argomenti più importanti » , taglia corto Follini. E lo stesso Ignazio La Russa, nonostante quel provvedimento sia intestato a un suo collega di partito, appare non poco imbarazzato: « Certo — spiega il coordinatore di An — il governo può porre la fiducia su qualunque legge. Comunque ci sono sempre motivi di opportunità e Berlusconi ne dovrà discutere con gli altri leader della Cdl » . Insomma, sulla Gasparri gli alleati fanno fatica ad accodarsi al premier, sul federalismo Bossi minaccia la crisi perché vuole ottenere a tutti i costi quel che nel documento della Casa delle Libertà è scritto ( lo ha fatto aggiungere lui stesso l’altra notte) ma che a palazzo Madama Udc e anche parte di Forza Italia e An vorrebbero non concedergli. Ossia la contestualità delle elezioni ( e della decadenza) dei senatori federali e dei consiglieri regionali. Il Senato dovrebbe votarla martedì, ma, vista l’aria, potrebbe esserci un rinvio. Ieri sera Berlusconi aveva convocato un vertice di maggioranza proprio per rassicurare Bossi, ma Follini ha spiegato che aveva altro da fare e il summit è stato derubricato a « riunione tecnica » . La contestualità, per il premier, non è questione di lana caprina. Perché l’obiettivo ultimo ( e vero) è quello di riuscire a spostare le elezioni regionali del prossimo anno nel 2006, insieme alle Politiche, il che consentirebbe a Berlusconi di evitare una campagna elettorale continua e di rinviare un appuntamento con le urne che potrebbe non essergli favorevole. IN COMPETIZIONE — Dunque, questa è la situazione all’interno della Casa delle Libertà dove sempre di più va emergendo una sorta di competizione tra Berlusconi e Follini. Fatte salve le rispettive — e assai diverse — basi di partenza ( tant’è che qualcuno paragona il braccio di ferro tra i due allo scontro tra Davide e Golia), indubbiamente il leader dell’Udc sta dando del filo da torcere al premier. Prima ha respinto l’ipotesi della lista unica, poi ha rifiutato l’offerta di un ministero, quindi ha ottenuto di inserire nel documento della verifica il conflitto d’interessi. E ancora: Follini ha lasciato trasparire la sua freddezza di fronte all’ipotesi di mettere la fiducia sulla Gasparri e ha apertamente contrastato la prospettiva di cambiare la legge sulla « par condicio » . Infine alle accuse berlusconiane contro i politici di professione, Follini ha replicato così: « Chi fa politica con impegno, libero da interessi, merita rispetto » . L’Udc è impegnata in questa partita con il premier. Bruno Tabacci ammonisce Berlusconi con queste parole: « Non vorrei che alla fine avesse ragione Montanelli: tira e tira la corda si spezza » . E il capogruppo Luca Volontè accusa il Cavaliere di comportarsi come i girotondini. Berlusconi ricambia l’alleato, bollandolo come un « politicante » che mette a repentaglio la tenuta della maggioranza. Al telefono con Follini, il premier riversa tutta la sua rabbia. E torna la minaccia di sempre: « I conti li regoleremo alle elezioni » .



     

     


     
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