In edicola l’ultimo numero della rivista «Gemellae»
TEMPIO. Chi
non ne ricordasse il nome (e come dimenticarlo però?), potrebbe sempre fare
affidamento sulla memoria visiva. “Gemellae”, la
rivista culturale che viene stampata a Tempio da
cinque anni, è infatti uno di quei prodotti editoriali così caratterizzati
che difficilmente si rischia di non riconoscerlo. Le sue copertine valgono
sempre come un invito alla lettura: policromatiche, concettuali,
sottilmente ammiccanti. L’ultima, poi, è di quelle che lasciano il segno. Un olio su tela di Nadia Addis intitolato “Trasfigurazione” in
cui è evidente il proposito dell’artista di concedersi ad una sorta di
gioco prospettico fatto di linee, contorni e distanze. L’ultimo
numero di “Gemellae” dà ampio spazio questa volta
ai temi storici, un po’ pungolato forse dall’indice dell’Almanacco
Gallurese di Giovanni Gelsomino da pochi giorni nelle edicole e nelle
librerie sarde, di cui, in apertura, viene
presentata una dettagliata recensione. Seguono un breve saggio di Giovanni Landriscina sul marchesato di Orani e i suoi rapporti con la Gallura e un resoconto,
a firma di Giulia Bardanzellu, sul convegno
dedicato al castello di Longonsardo. Francesco Cossu prende in esame l’opera prima di un promettente
scrittore tempiese, Daniele Carbini, e Donatella
D’Addante intervista il noto storico Giuliano Procacci
sulle varie accezioni, positive e negative, che il revisionismo può
assumere nella ricerca storica. Una corposa serie di interventi
viene dedicata al tema delle fate sarde, le janas,
di cui Anna Sanna ripercorre la genealogia nella
tradizione e nella mitologia sarde. Alle janas è
dedicata anche buona parte della sezione narrativa. Chiude la rivista la
pagina delle recensioni in cui viene fatto il
punto su quanto di interessante si può trovare ultimamente in libreria. (g.pu.)
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