Gemellae N. 42

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Il nuraghe della discordia

di Tino Fancellu

Come tutti ben sanno, il carcere La Rotonda di Tempio Pausania è stato chiuso qualche mese orsono con un decreto del Ministero di Grazia e Giustizia.
Conoscono bene questa situazione, la classe politica, l'avvocatura tempiese e la magistratura. Ma soprattutto la conoscono le guardie carcerarie e tutto il personale della Rotonda, che sta vivendo sulla propria pelle, ormai da anni, i problemi del carcere. I disagi a cui il personale è sottoposto sono diversi: la necessità di ricorrere a giorni di malattia pur di riposare, in virtù dell'impossibilità spesso di concedere ferie o giorni di riposo cui normalmente spetterebbero. Penso che alle categorie interessate vada la solidarietà di tutti i cittadini, anch'essi in apprensione per le sorti della carcere cittadino.
La questione Rotonda, vista l'importanza e l'interesse della gente, è di sicuro un problema territoriale e non settoriale come si rimarcava in un recente congresso sulla chiusura del penitenziario. Ed è cosi che il problema va affrontato, coinvolgendo il territorio, con la guida della classe politica e la sensibilità delle associazioni di categoria e dei cittadini. Premettiamo subito, che le possibilità di riapertura del carcere nel giro di qualche mese in seguito a una serie d' interventi da eseguire, sono buone. Saranno necessari alcuni lavori di ristrutturazione, la messa a norma sia dell'impianto elettrico, che dell'antincendio, nonché alcuni lavori di riqualificazione dei servizi igienici. Molti si chiedono, come mai si sia giunti a una chiusura repentina senza aver potuto far nulla per evitarla. Di sicuro, ha giocato un ruolo preponderante la perizia del 2004 della commissione esaminatrice, in cui si parla di un edificio con carenze strutturali tali, da rappresentare un pericolo per l'incolumità di agenti e detenuti. Con un quadro di questo tipo, il Ministro Castelli non ha potuto far altro che disporre la chiusura immediata. Il problema, sta perciò nel capire, non perché il Ministro abbia fatto chiudere il carcere, ma perché sia stata compilata quella perizia che presenta inesattezze ed errori grossolani. Che vi sia qualcosa di strano nel modo in cui è stata compilata non v'è dubbio, ma non è certo questo il momento di capire tutti i retroscena della vicenda: di sicuro vi sarà tempo e modo, in altra sede, per farlo.
Ora, è necessario far riaprire il prima possibile il carcere.
Da tutto questo, una cosa appare chiara: che i nemici di Tempio non sono a Roma come molti vorrebbero farci credere, strumentalizzando la cosa a proprio piacere, bensì sono in Sardegna. Eh si, chi rema contro Tempio nel sottobosco della politica sta in Sardegna. Anche su questo, non è il momento di cercare mandanti e moventi, ma prima o poi i fatti assumeranno una forma più comprensibile e sarà allora che i tempiesi dovranno farsi sentire. In realtà, la Rotonda presenta si dei problemi, ma la struttura e i muri portanti non stanno di certo cadendo; sembrano piuttosto, come qualcuno ha detto, le mura di un nuraghe. Perciò si deduce che non ci siano problemi di staticità e che, dunque, non cadranno tanto facilmente. Di sicuro, il carcere tempiese ha della carenze, ma non superiori a quelle che si possono riscontrare in altre carceri sarde che risultano ben più invivibili, a causa del sovraffollamento, delle croniche carenze di personale o delle notevoli carenze strutturali che edifici di vecchia data inevitabilmente presentano. Tutto sommato, la Rotonda, essendo un piccolo carcere a dimensione d'uomo, ha dei vantaggi, come ad esempio un numero di detenuti ridotto, i quali possono in parte compensare gli svantaggi che carceri più grandi presentano in misura maggiore.
Come diceva il cappellano del carcere: " alla Rotonda siamo una famiglia dove si cerca di vivere semplicemente in pace e fratellanza nonostante la realtà detentiva sia dura da sopportare".
Le carceri sarde, e non solo, purtroppo hanno problemi di sovraffollamento, carenza di guardie carcerarie, cosi come di personale medico e paramedico, come educatori, psicologi, insegnanti e assistenti sociali che contribuiscono a rendere la pena detentiva ancor più pesante. Questo aiuta ad evidenziare l'impostazione punitiva, ormai superata, delle carceri. Esso dovrebbe essere oggi, più un luogo di correzione, rieducazione e riabilitazione che di punizione. Questo, per dare un'altra possibilità di recuperare alle persone che hanno sbagliato, ma soprattutto evitare e dissuadere le persone condannate dal commettere altri reati dopo la scarcerazione. Sono diversi i detenuti che degradandosi psicologicamente tentano in più modi il suicidio.
Riguardo la necessità sociale di recupero dei carcerati, in Sardegna abbiamo alcune realtà molto interessanti. Si tratta di comunità rivolte all'accoglienza di giovani -adulti, che vengono affidati dalla Magistratura di sorveglianza, in misura alternativa alla detenzione in situazioni d'emergenza sociale ed a rischio di recidività. Lo scopo di queste "comunità-carcere" è quello di condividere una convivenza fraterna, ispirata alla solidarietà, alla cooperazione e al confronto delle diversità personali e di cultura, con quei detenuti che possono usufruire di misure alternative alla detenzione. Il progetto tende al raggiungimento di un'autonomia economico-lavorativa, di solito attraverso l'insegnamento di un mestiere, che permetta loro di partecipare a pieno titolo alla vita comune. Questa possibilità vale solo per il condannato incensurato a cui viene inflitta una pena non superiore ai tre anni, escludendo perciò chi è stato condannato per gravi reati .Fondamentale è anche l'impegno sociale e politico di queste comunità all'esterno del carcere, per la difesa dei diritti dei detenuti e il loro reinserimento nella società civile una volta espiata la propria pena detentiva.
Mi auguro che la Rotonda abbia una nuova vita: prima, ancora come carcere, aspettando che il nuovo penitenziario diventi presto una realtà, e in seguito, in un futuro non troppo lontano, come centro polivalente ( museo, pinacoteca, o altro ).
Infine, dico che sarebbe saggio, vedere i tempiesi, i politici e i cittadini lasciare da parte le controversie, affinché Tempio possa lottare e vedere riconosciuto il ruolo di capoluogo di provincia che ha guadagnato, con i fatti, nel tempo.
 
 Associazione Culturale Gemellae

gemellae@tiscali.it