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I parlamentari lapidari: «Impossibile fare la legge»

Pubblicato da Luca Rojch in Politica · 11/11/2012 15:31:15

Da La Nuova Sardegna -11 novembre 2012
I parlamentari lapidari: «Impossibile fare la legge»

I rappresentanti della Gallura a Roma gelano le speranze di sindaco e comitato E il sindaco di Tempio risponde a Gianni Giovannelli: «Così si spacca il territorio»
OLBIA. Stanco della vita da bersaglio, della fama di killer del pianeta giustizia. Il sindaco di Tempio Romeo Frediani respinge l’opa sul tribunale lanciata con una lettera da Gianni Giovannelli. Lui difende l’ultimo fortino rimasto nella sua sbiadita capitale. Ma non ci sta a passare come l’uomo che ha chiuso la sezione staccata in città, che ha acceso la rivalità feroce tra i capoluoghi. Con la fierezza del capo indiano protegge la riserva dall’assalto dei fucili. «Se il sindaco di Olbia si sente legittimato a difendere la sua città mi chiedo perché io non dovrei fare la stessa cosa – dice Frediani –. Non entro nel merito di come si possano imputare a noi scelte fatte da un governo nazionale. Dico solo che certe scelte, certe lettere, certe affermazioni non vanno contro Tempio, ma contro l’unità della Gallura. Chiedere che i parlamentari facciano una legge per portare il tribunale a Olbia significa credere che loro rappresentino un solo comune e non tutto il territorio. Quale è il vantaggio nel creare ulteriori spaccature. In questo periodo in cui lo Stato taglia tutti i servizi alla Gallura il clima dovrebbe essere di unità. Questo è stato ribadito nella riunione dei sindaci a Sant’Antonio ed è stato confermato anche nel consiglio comunale aperto a Tempio. La lettera di Giovannelli va contro questa unità». Colpi di mortaio sui resti di una Gallura sempre più divisa. Ma la richiesta del comitato per istituire il tribunale in città e la lettera di Giovannelli che chiedono ai parlamentari di presentare un legge in cui si vuole la creazione di una sede giudiziaria in città semina il panico anche tra i deputati e i senatori di Gallura. Conciliante Gian Piero Scanu. «Lunedì non potrò essere alla assemblea popolare – dice –, mi spiace. Ho una fondamentale riunione a Roma. Sull’esortazione che mi è arrivata per lettera risponderò anche io con una missiva, ma per ora il contenuto mi riservo ancora di rivelarlo». Netto, schietto, onesto, Settimo Nizzi è forse l’unico che prende una posizione decisa. Ma non manca una premessa al curaro contro Giovannelli. «Mi spiace per questa deriva populista del sindaco – dice Nizzi –, che va alla ricerca di questioni che possano salvarlo dalla sua inefficacia amministrativa. Come sempre cerca di cavalcare tigri che non sono sue. Io credo che ognuno debba avere la responsabilità delle proprie azioni. Io lo faccio. C’è un ricorso al Tar il cui esito ci lascia qualche speranza. Ma non possiamo prendere in giro le persone. In questo momento non c’è nessuna possibilità di modificare la normativa. Con questo governo tecnico che non fa il bene della nazione è impossibile sperare in qualche modifica. Non dimentico l’impegno che tutti noi parlamentari abbiamo preso in consiglio comunale. Ma dico che il ministro ci ha fatto una promessa che non potrà mantenere. Le sue parole erano dettate dalla pressione che in quel momento le abbiamo fatto, più che dalla effettiva volontà di modificare il provvedimento che chiudeva la sezione staccata di Olbia. Per quello che riguarda la presentazione di una legge ritengo che sia inutile per ora. Perché in questi due mesi che restano non verrà mai approvata. Io non prendo in giro le persone». Fedele Sanciu cerca l’equilibrio impossibile. «Non possiamo farci tirare la giacca in questo modo – spiega –, né alimentare i campanilismi che distruggono il territorio. Fermiamoci prima di distruggere l’unità e l’autonomia. Olbia ha subito un’ingiustizia con la chiusura della sezione staccata, ma sono realista non riusciremo in questa legislatura a portare a casa il risultato della riapertura. Dico che si deve salvaguardare prima di tutto il territorio, ma senza contrapposizioni tra Olbia e Tempio. Si può fare una legge che veda Olbia come sede di tribunale, ma senza cancellare Tempio». Anche Giulio Calvisi non sembra essere ottimista. «Per prima cosa voglio dire che lunedì non potrò essere all’assemblea perché sono a Roma in commissione Bilancio. Mi spiace. Ma non mi sottraggo alla domanda. Di solito sono alcuni politici a fare false promesse. Oggi mi trovo nella strana situazione in cui mi si chiede di regalare illusioni e non lo voglio fare. Una proposta di legge per fare il tribunale a Olbia non potrà mai vedere la luce in un tempo così breve. Siamo a fine legislatura. Uno spiraglio lo vedo ancora, certo è molto stretto. Ed è aperto non tanto per la sensibilità del ministro, quanto per l’azione determinata di chi non vuole perdere i presidi giudiziari».


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